Editoriale 89
La comunicazione sui media
20 - 26 giugno
28 giugno 2022
Killing Hillary. Abolire l’aborto con fake news. La doppia Italia: realtà e percezione. Spiegare il mondo con TikTok. Lo strano caso dell’articolo fantasma di Boris. Il futuro degli influencer digitali. Conquistare la Florida. Fox Corporation a processo.
La Redazione
Killing Hillary
Tra i maggiori interpreti della politica americana figura da sempre Hillary Clinton: prima donna senatrice di New York, segretario di Stato e candidata democratica alla presidenza. Un personaggio carismatico che assume in sé contraddizioni sottili, come racconta Harry Lambert che l’ha intervistata per The New Statesman. Oggi la Clinton si trova a vivere “da privata cittadina” la situazione ambigua della politica americana, in particolare della destra, e la minore incisività delle forze democratiche sul tessuto sociale americano. La Clinton ne fa una questione di comunicazione e manipolazione dell’informazione, ritenendo vi sia “una macchina mediatica di destra, guidata da Fox News (definita dallo stesso Biden una delle forze più distruttive degli Stati Uniti – vedi Editoriale 78) e una presenza molto potente della destra sui social media, riluttanti a difendere la verità di fronte alle menzogne di massa”. Tutto plausibile se non fosse che, secondo un’indagine del Washington Post, “è più semplice credere a una notizia screditante sulla destra americana piuttosto che sulla sinistra” (vedi Editoriale 77) e ciò pone non pochi interrogativi sull’attuale stato della politica USA. Una lotta fra democrazia e autoritarismo, quella ritratta dalla Clinton, in cui il potere distorsivo dei social media sta portando la politica americana su un terreno polarizzato dove ogni fazione politica ritiene il gruppo avversario una minaccia per il Paese, come riportato dall’ex segretario agli Esteri laburista David Miliband. Proprio la Clinton è specchio vivente di questo concetto, incarnando appieno il significato di “character assassination”, in seguito a un’opera intenzionale di screditamento da parte della destra che negli anni ha manovrato per attaccarne credibilità e reputazione.
Abolire l’aborto con fake news
A seguito della decisione della Corte Suprema americana di limitare i diritti all'aborto, è tornata a galla un’importante falla del sistema informativo. Le menzogne che circolano in rete e sui social media relative all’aborto sono cresciute a dismisura lo scorso maggio quando venne divulgata la bozza di parere sulla causa Dobbs contro Jackson Women's Health Organization. Secondo Scientific American, la decisione ora emessa non farà che aumentare la disinformazione; a tal proposito, i colossi di internet dovrebbero smettere di accettare inserzioni pubblicitarie da gruppi che mentono sull'aborto e, di pari passo, dovrebbero fare un lavoro più efficace per rimuovere i post con informazioni false. Il problema, però, arriva da lontano: lo afferma Jenna Sherman, autrice dell’articolo, sottolineando come la disinformazione sanitaria - in questo caso quella sulla salute riproduttiva - sia spesso spinta da un'agenda religiosa e politica che, a catena, permea tutto il resto. La domanda, quindi, è: d’ora in poi cosa devono fare i cittadini americani per informarsi sull’aborto ottenendo risposte veritiere?
La doppia Italia: realtà e percezione
Analizzando i dati Istat e ascoltando le opinioni degli italiani nei sondaggi, sembra che esistano due paesi diversi chiamati entrambi Italia. Come riportato dal Corriere della Sera, i dati Istat raccontano un aumento della aspettativa di vita dopo il tracollo del periodo Covid e una generale soddisfazione dello stile di vita condotto. Anche l’occupazione è aumentata, così come la fiducia di imprese e famiglie, i loro depositi bancari e addirittura il Pil non ha subito un crollo come previsto da Confindustria. Anche i dati Anas dicono che, nonostante il calo delle immatricolazioni e l’aumento del costo del carburante, il traffico sulle reti stradale e autostradale è aumentata del 16% se si confronta maggio 2022 con maggio 2021.Ma, se intervistati, gli italiani raccontano tutt’altro, e la loro opinione confligge con la statistica. . Probabilmente è una questione di mancanza di fiducia, considerando la guerra in Ucraina e la convinzione di una buona parte che la Nato non protegga a dovere l’Italia dalle tempeste economiche. Sembra comunque che la diversità di comportamento degli italiani rispecchi la narrazione dei protagonisti dei talk show, ripetendone le frasi e le formule e andando contro anche i propri comportamenti privati. Probabilmente la società italiana è destinata a soffrire di questo strabismo. Per ridurre il divario tra questi due comportamenti, però, sarebbe auspicabile che si mantenesse saldo il patto sociale utile a rassicurare gli italiani, ma anche le forze politiche dovrebbero essere più lungimiranti e basarsi sulla lettura dei dati, piuttosto che essere alla perenne ricerca della propria identità di partito.
Spiegare il mondo con TikTok
Se fino a pochi mesi fa TikTok veniva poco considerata dal giornalismo, la situazione di recente sembra essere cambiata e molti organi di informazione hanno visto i loro account sull'app ottenere una grande popolarità. Press Gazette ha condotto una ricerca e ha notato come questo fenomeno abbia iniziato a svilupparsi nei primi giorni della guerra in Ucraina. Alcuni dei video di maggior successo sono spiegazioni in prima persona dei principali temi di attualità o racconti di eventi da parte delle vittime, e sembra che questo format stia funzionando bene. I fornitori di notizie stanno affollando l'app: molti di quelli che sono arrivati per primi hanno ora un numero di follower superiore al milione e molti vedono una crescita di follower a sei o sette cifre nel 2022. Ma vale davvero la pena che gli editori di notizie si uniscano a TikTok? Considerati gli attuali tassi di crescita, il social network cinese potrebbe diventare presto la principale app di social media e avere accesso a questo tipo di pubblico ha un vantaggio incalcolabile in termini di riconoscimento del marchio. C'è anche un aspetto negativo: attualmente non esiste un modo diretto per monetizzare i contenuti su TikTok. Tuttavia, dato che la piattaforma offre un'audience di massa con un investimento relativamente basso, vale la pena scommettere per gli editori, soprattutto in considerazione del fatto che in futuro potrebbe offrire opportunità di monetizzazione diretta. Paga già alcuni creatori di contenuti e in futuro potrebbe farlo anche con i profili che forniscono notizie.
Lo strano caso dell’articolo fantasma di Boris
Un articolo del Guardian racconta la vicenda diffusa dal Times relativa al tentativo di Boris Johnson di far assumere l’attuale moglie Carrie Johnson come capo dello staff quando era agli affari esteri, un incarico governativo da 100.000 sterline l’anno. Il pezzo del Times, firmato da Simon Walters, è stato pubblicato solo nelle primissime edizioni del Times di sabato 18, rimosso dalle successive, e mai pubblicato sul sito web. Una fonte a conoscenza di questa situazione ha confermato al Guardian la veridicità di questa storia. Una storia che a prima occhiata sembrava essere lo scoop politico del fine settimana è diventata così un’evidente dimostrazione del grande problema di un giornalismo influenzato dai poteri governativi. L’intera vicenda rappresenta l’esigenza imprescindibile di un giornalismo serio e autonomo in un’epoca di disonestà e disinformazione.
Il futuro degli influencer digitali
Un fenomeno da tenere d’occhio. Così si conclude la traduzione, proposta su Internazionale, di un articolo di Tevy Kuch dedicato agli influencer digitali apparso sul settimanale britannico New Scientist. Questi ultimi rappresentano un ulteriore passo in avanti dell’impatto dell’intelligenza artificiale sui media tradizionali e digitali (vedi Editoriali 12 e 13), che ogni giorno si evolve davanti i nostri occhi. Nell’articolo vengono citati esempi come Hatsune Miku, lanciata nel 2007 come un software con l’aspetto di una sedicenne e diventata, in dieci anni, una star del pop, Lil Miquela, la prima supermodella digitale oggi seguita da oltre tre milioni di utenti su Instagram, e Serah Reikka, che conta più di 81mila followers. Ma non sono le uniche: nel 2021, si legge nell’articolo, l’OMS ha collaborato con l’influencer virtuale Knox Frost per promuovere un fondo di ripresa per il Covid, raccogliendo oltre 250 milioni di dollari. Si tratta, però, di una tecnologia ancora da perfezionare e non priva di possibili effetti negativi: le reazioni alle interazioni con gli utenti umani sono, infatti, ancora lente, ed è possibile che gli influencer virtuali, in maniera non dissimile da quelli reali, alimentino anche emozioni negative come insoddisfazione e insicurezza. D’altra parte, un impiego positivo è possibile: ne sono esempi Imma, che incoraggia i suoi oltre 400mila seguaci su Instagram a firmare petizioni e partecipare a campagne di sensibilizzazione e l’idea di portare Serah Reikka nello spazio, per aiutare gli astronauti a combattere la solitudine e a ridurre il rischio che al loro ritorno sviluppino la sindrome da stress post traumatico. L’evoluzione della tecnologia nella nostra vita quotidiana è inevitabile ma sta a noi capire al meglio come utilizzarla per il bene dell’informazione e della società.
Conquistare la Florida
Un nuovo gruppo latino-americano, con investitori in prevalenza vicini al partito democratico, ha recentemente acquisito diciotto stazioni radio statunitensi in lingua spagnola, che operano nei dieci maggiori mercati radiofonici latini del paese (come Radio Mambi di Miami). Tra queste, come ha raccontato NPR, sono ricomprese anche stazioni note per il loro orientamento marcatamente conservatore. Il gruppo acquirente è guidato sia da democratici, come Stephanie Valencia e Jess Morales Rocketto, sia da conservatori moderati, come Al Cardenas, ex chairman del Partito Repubblicano in Florida. È utile considerare che, in città come Miami, il mercato delle radio in spagnolo (e la conseguente influenza) ha dimensioni paragonabili a quello delle stazioni in lingua inglese. L’area più moderata della popolazione latino-americana aveva più volte espresso il proprio malcontento per la disinformazione veicolata da numerose delle stazioni radio ora soggette a un drastico cambio di proprietà.
Fox Corporation a processo
Il giudice Eric Davis della Corte suprema del Delaware, che presiede la causa per diffamazione contro Fox News da parte di Dominion Voting Systems (azienda americana creatrice di software per il voto elettronico), ha stabilito che la società del canale televisivo, Fox Corporation, può essere coinvolta nella causa. Come spiegato dal New York Times, il processo potrebbe riguardare gli alti ranghi della società, compresi Rupert e Lachlan Murdoch. Dominion, infatti, ha sostenuto che i due dirigenti più anziani hanno svolto “un ruolo diretto nel partecipare, approvare e controllare” dichiarazioni che alimentavano false percezioni di frode elettorale nelle elezioni presidenziali del 2020. Dominion, nella causa presentata nel 2021, chiede a Fox News almeno 1,6 miliardi di dollari di danni. Dall’altra parte, Fox News e Fox Corporation hanno negato che le dichiarazioni del canale televisivo fossero diffamatorie sostenendo che quanto detto su Dominion fossero in realtà opinioni di ospiti, che descrivevano la società di software come artefice di una cospirazione per rubare voti all'ex presidente Donald Trump. Fox News si è mossa per respingere la causa alla fine dell'anno scorso, ma la richiesta è stata respinta. Ora gli avvocati di Dominion stanno controllando le comunicazioni interne della Fox alla ricerca di prove. Dovranno, infatti, dimostrare che tutti hanno agito con dolo ovvero che sapevano che le accuse contro Dominion erano false o hanno ignorato i fatti che avrebbero dimostrato che erano false. Non è la prima volta che Fox News viene accusata di diffamazione (vedi Editoriale 74), ma è sicuramente il primo caso in cui i dirigenti dovranno risponderne direttamente.