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Editoriale 23

La comunicazione sui media
15 - 21 febbraio

23 febbraio 2021

Funiciello e Ansuini per dimenticare Casalino. Il discorso di Draghi a Palazzo Madama. Editoriali a pagamento per salvaguardare la democrazia polacca. Quanto peserà in Europa lo scontro tra Australia e i Big Tech. Musk invita Putin su Clubhouse.

La Redazione

· La nomina di Antonio Funiciello a capo di gabinetto del governo Draghi sembra un richiamo a “La politica come professione” di Max Weber. L’esercizio intellettuale al servizio di una causa si pone al centro dell’azione di governo, a scapito dell’immagine in quanto prodotto degli esperti di marketing politico. Come analizzato da linkiesta.it, è netta la distinzione con l’era Casalino, nella quale la politica è stata spesso surclassata dalla propaganda. Questo potrebbe risultare un problema – o un’opportunità – per il giornalismo, abituato ultimamente a badare più alla forma che alla sostanza (vedi Editoriale 22). Proprio Casalino ha raccontato a primaonline.it come ritenga la comunicazione di Draghi poco empatica e rivolta ad un pubblico elitario.  Uno stile comunicativo “serio” ed istituzionale che, secondo wired.it, rischia di diminuire l’audience del governo dopo anni di show e dirette Facebook portate avanti da ex premier come Renzi e Conte. In totale discontinuità, Paola Ansuini guiderà la comunicazione di Palazzo Chigi con uno stile essenziale e preciso, comunicando solo quando ci sarà qualcosa di concreto da dire. Se il governo Draghi è stato criticato per la scarsa presenza femminile nella squadra dei ministri, lo stesso non si può dire per quanto riguarda la comunicazione, dove gran parte dei portavoce sono donne. Per Janina Landau, di formiche.net, un bel segnale per le donne.


· Secondo il direttore del Foglio, Claudio Cerasa, le parole pronunciate a Palazzo Madama da Mario Draghi sono state a tutti gli effetti una “formidabile lezione di realismo politico” (vedi Editoriale 21). Il discorso tenuto dall’ex presidente della Bce ha colpito per le espressioni nette in merito a temi potenzialmente divisivi: il futuro dell’euro, definito “irreversibile, e la tutela dell’ambiente, la cui protezione va conciliata “con il progresso e il benessere sociale”, ad esempio. L’intervento di insediamento del presidente del Consiglio sarà ricordato grazie all’attenzione verso un tema non scontato: il futuro (parola citata cinque volte). Il premier parla di futuro quando dice che la missione di chi fa politica è consegnare un paese migliore e più giusto ai figli e ai nipoti, e quando si chiede se la sua generazione ha fatto per i figli tutti i sacrifici che erano stati fatti dai nonni e padri in precedenza. Insomma, futuro e giovani hanno avuto un ruolo di primissimo piano nel discorso pronunciato da Mario Draghi. Al fine di difendere davvero il futuro delle nuove generazioni occorre assicurarsi che il Paese faccia tutto quello in suo potere (“whatever it takes”) per spendere bene i propri soldi, per rendere più efficiente lo Stato e per sostituire la difesa dello status quo. Insomma, alla luce del discorso tenuto al Senato, si può affermare che la vera trasversalità di Draghi va ricercata nella sua capacità di diventare il miglior alleato di una generazione che alla politica chiede opportunità per tornare a sperare.


· Far passare la Polonia come un Paese modello di democrazia, con una forte crescita e un settore economico adatto agli investimenti: questi sono gli obiettivi che si sta ponendo il Governo. Per cercare di raggiungerli, l’esecutivo guidato da Mateusz Morawiecki sta adottando una strategia singolare: pubblicare a pagamento sui media europei editoriali firmati da figure appartenenti o vicine allo Stato. Lo scorso 22 gennaio sul giornale francese L’Opinion è apparso un intervento del presidente polacco Andrzej Duda. L’articolo  salta agli occhi perché mostra un Duda diverso da quello conosciuto in questi anni, attento alle tematiche di interesse comune (su tutte, la sostenibilità ambientale); argomentazioni che suonano stridenti, come quella in cui il presidente rivendica la Polonia come «un’unione politica volontaria capace di accogliere culture e religioni diverse», nonostante la classe dirigente di cui lo stesso è espressione propugni un’idea del Paese come Stato monoetnico, tradizionalista e ostile al multiculturalismo. Quello sul quotidiano francese è solo uno dei tanti contributi pubblicati sui media internazionali. Navigando in rete, infatti, è facile intravedere questo genere di pubblicazioni anche su altre testate straniere, tutte tendenzialmente liberali.  Questa strategia ha dietro uno studio meticoloso, effettuato da comitati redazionali creati ad hoc dal potere polacco per raccontare (a modo suo) la Polonia al mondo.


· L’ Australia ha stabilito che i colossi Internet – per ora Google e Facebook – dovranno pagare gli editori per il contenuto di notizie postato nei propri siti (vedi Editoriale 21). Come riporta The Guardian, è da molto tempo che News Corp e altri colossi mediatici spingono per ottenere un risarcimento dalle piattaforme tecnologiche e sembra che Murdoch abbia effettivamente incaricato il governo australiano di scuotere i giganti tech per pagare gli editori per la condivisione dei link, pena l’interruzione di questa pratica. Facebook e Google, però, si sono regolate in modo opposto: il social network di Mark Zuckerberg ha deciso di vietare la visualizzazione e la condivisione delle notizie australiane e internazionali, mentre Google ha raggiunto un'intesa con vari editori per pagare articoli e notizie che diffonderà sulla propria piattaforma. Gli accordi con le società di media australiane, anche se non completamente pubblici, sembrano essere simili per dimensioni a quelli che Google ha fatto il mese scorso in Francia, dove una legge europea sul copyright è stata usata come clava (vedi Editoriale 22). Paul Fletcher, ministro delle comunicazioni in Australia, ha detto che il codice proposto, che prevede che Google e Facebook negozino con ciascun media un compenso per la condivisione dei loro contenuti, è stato originariamente progettato per essere volontario ma si è evoluto per diventare obbligatorio e più duro affinché le piattaforme prestino maggiore attenzione al valore delle informazioni credibili da punti vendita stabiliti. Quali saranno i prossimi Paesi a seguire l’esempio australiano?


· Due poteri a confronto: quello “soft” dell’uomo più ricco del mondo, capace di influenzare l’andamento dei mercati con un tweet, e quello decisamente più “hard” dell’ex KGB a capo di una delle prime potenze mondiali per influenza sullo scacchiere geo-politico – è il dialogo che potrebbe instaurarsi tra Vladimir Putin e Elon Musk, dopo che quest’ultimo ha invitato il presidente russo a conversare con lui su Clubhouse. Al primo tweet rivolto al Cremlino, il fondatore di SpaceX ne ha fatto seguire un secondo che recita, in cirillico, “sarebbe un grande onore parlare con te”. E Mosca non si è fatta attendere: il portavoce Dmitry Peskov ha dichiarato alla stampa che “in generale si tratta di una richiesta interessante”, ma il Cremlino “si riserva di valutarla accuratamente prima di rispondere”, anche perché “Putin non è solito usare i social network” –  e viene spontaneo guardare alla politica nostrana, tra l’istituzionale Draghi (vedi Editoriale 21) e l’ancora popolarissimo Conte (vedi Editoriale 22). CNN ha speculato su alcuni argomenti di cui i due potrebbero discutere, dalle criptovalute all’attacco di un hacker russo a Tesla, passando per la musica rap, di cui Musk è fan. Sebbene sia quanto mai azzardato immaginarsi Putin parlare dei propri artisti preferiti, Clubhouse potrebbe costituire un’opportunità per riavvicinarsi al popolo russo e guadagnare terreno su Navalny, accanito oppositore che fa della comunicazione social il proprio cavallo di battaglia. Quanto a Musk, non sarebbe la sua prima conversazione su Clubhouse che desta scalpore – ricordiamo lo scambio con il CEO di Robinhood Vlad Tenev, sul ruolo di quest’ultimo nella vicenda GameStop (vedi Editoriale 20).

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