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Editoriale 2

La settimana sui media
21 - 27 settembre

29 settembre 2020

Le elezioni regionali italiane e il referendum sul taglio dei parlamentari visti sotto il profilo dello scollamento centro-periferia duplicato su Twitter. Le strane proposte di Putin agli Stati Uniti per una propaganda fair. Le fake news per raccontare storie più efficaci e per polarizzare l’opinione pubblica, con tanto di studio pubblicato su Nature.

La Redazione

· Nel centro di Milano e Roma ha prevalso il No al referendum sulla riduzione dei parlamentari. Non è però solo questione di diversità di reddito e di posizione sociale, ma anche e soprattutto di capacità di informarsi, di elaborare informazioni complesse e di fare proiezioni sul futuro. L’articolo di Plus si occupa, conseguentemente, del tema del rapporto tra sinistra e base popolare, o tra Pd e la parte meno colta della popolazione. Il tema del distacco della ex più importante forza politica progressista europea dal suo elettorato di riferimento è stato anche il tema del libro Sinistra e Popolo del sociologo Luca Ricolfi, nel quale viene evidenziato come gli sconfitti dalla globalizzazione abbiano trovato più appetibile l’offerta sovranista. Nel 2018 l’economista Thomas Piketty ha pubblicato un paper (Brahmin Left vs Merchant Right: Rising Inequality and the Changing Structure of Political Conflict) in cui analizza i sondaggi elettorali in Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti per arrivare a risultati simili: negli anni ’50 e ’60 del Novecento i partiti di sinistra erano votati dalle classi popolari con bassi livelli di educazione, dopo negli anni Duemila dalle elitès intellettuali. La diversa numerosità dei due insiemi ha fatto poi il resto.


· Twitter sta diventando come il centro di Roma e Milano? Se avessimo seguito il trend dei tweet sul referendum si direbbe di sì, perché era nettamente favorevole al No. E, ancora più importante, come mai Twitter non ha anticipato i vincitori delle elezioni regionali? Secondo Riccardo Luna, il social di microblogging si era rivelato finora infallibile: chi twittava di più vinceva, e questa volta non è successo. Potrebbe essere un caso, oppure l’inizio di una nuova stagione. Nonostante la crisi sotto il profilo dei risultati aziendali, Twitter è più potente di quanto comunemente si creda, almeno in politica. A questo punto sarà interessante cercare una controprova della sua capacità predittiva in occasioni più rilevanti delle elezioni regionali italiani. Ad esempio, alle prossime elezioni del Presidente degli Stati Uniti.


· Vladimir Putin ha dichiarato che vorrebbe aprire un tavolo di negoziato con gli Stati Uniti per stabilire regole condivise sulla comunicazione digitale. Dovrebbero basarsi su alcuni principi semplici, tutti in verità molto plausibili. Peccato che la reputazione della Russia in questo ambito non sia delle migliori. L'articolo di Formiche cita giustamente le attività di cyberwar in occasione delle ultime elezioni presidenziali ma non é aggiornato. Lo scorso aprile l’European External Action Service’s StratCom, divisione della Commissione Europea preposta all’individuazione delle fake news, annunciava un report che metteva in evidenza come Cina e Russia avessero attuato una pesante campagna di disinformazione sul Covid, le sue cause e i suoi effetti. Ma non è difficile trovare altri spunti, anche nella nostra lingua: uno tra i tanti è un video su YouTube che si intitola “Putin spiega alla giornalista Megyn Kelly tutte le assurdità sulle presunte interferenze russe”. Nel video la giornalista americana rivolge a Putin le domande che qualunque giornalista serio avrebbe fatto a uno degli uomini più potenti del mondo. Putin risponde utilizzando le tecniche tipiche degli uomini di potere quando non vogliono rispondere: cambia argomento, rivolta la domanda, nega l'evidenza. La gran parte dei commenti è a suo favore, uno in particolare dice "cosa non darei per un presidente come lui".


· A cosa servono le fake news? Essenzialmente a farsi leggere. Secondo Linkiesta, per i consumatori di informazioni la realtà è troppo grigia per essere davvero interessante. E soprattutto è troppo ambigua e poco schematica. Il populismo si nutre invece di contrapposizioni violente, e le fake news sono il suo brodo di coltura. Se vogliamo, è la degenerazione del concetto di storytelling, che dovrebbe fondarsi sul racconto della realtà per attivare l’interesse del lettore. Ora però scopriamo che il racconto è falso.


· Le fake news servono anche a consolidare le posizioni ideologiche precostituite, lasciando quindi poco spazio al dibattito argomentato. Ninjamarketing riporta uno studio realizzato dalla Università Ca’Foscari e dalla London School of Economics, pubblicato su Nature, mirato a individuare come i giornalisti possono agire efficacemente nei confronti di un’opinione pubblica polarizzata. I risultati sono interessanti ma indicano soluzioni poco facili, poichè la polarizzazione fa riferimento a un’impostazione antropologica tribale, da cui è difficile uscire razionalmente.


· Nell’articolo della Verità riportato da Dagospia si elencano, in sintesi, le valutazioni dei quotidiani italiani sull’andamento delle ultime elezioni regionali. Emerge che una vittoria oggettiva del centrodestra viene fatta passare dai principali giornali come una sconfitta, con una certa gradazione di giudizio. Potrebbe essere lo spunto per riaffermare il principio che la stampa posizionata ideologicamente subisce una sorta di “cattura” da parte delle aree politiche di riferimento, in conflitto con il principio di realtà. Oppure si potrebbe fare un ragionamento più ampio, e pensare che la politica è dinamica e, come in economia, valgono i trend, le aspettative e quello che si comunica. Se Salvini si aspettava e ha annunciato di vincere in tutte le regioni, ha perso. Se Di Maio puntava sul sì al referendum e lo ha annunciato, ha vinto. E se il trend degli ultimi anni vedeva salire i sovranisti, i sovranisti hanno perso.

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