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Editoriale 144

La comunicazione sui media
18 - 24 settembre

26 settembre 2023

La mossa di Murdoch. Carlson in versione russa. Chi ama di più Trump? Cosa non si fa per aumentare le vendite. I limiti territoriali del giornalismo.

La Redazione


La mossa di Murdoch


La decisione di Rupert Murdoch di dimettersi dalla presidenza dal suo impero televisivo (Fox) ed editoriale (News Corp) segna l'inizio di una nuova era nell’industria dei media. Il magnate ha trasformato la sua passione in denaro e potere, costruendo una macchina della propaganda in grado di dare alla gente ciò che la gente voleva, a volte anche insegnandole cosa volere. II successore è il figlio maggiore, Lachlan, 52 anni, tatuato e con la passione per l’arrampicata e la vela. Con una leadership diversa da quella del padre, Lachlan dovrà traghettare l’impero in un cotesto mediatico molto lontano da quello in cui è nato. Rupert ha sempre avuto un debole per i giornali cartacei e la TV tradizionale, il figlio dovrà farli sopravvivere nel mondo del digitale e dello streaming. Anche perché, così come il padre, anche Lachlan è molto legato alla vecchia guardia delle società ma, così come il padre, non ha nessuno scrupolo nel cacciarli via. La nomina di Lachlan sembra avere un significato ben preciso: assicurare che venga mantenuta la linea editoriale conservatriceche ha sempre caratterizzato i media di loro proprietà. La domanda che tutti si pongono è se davvero Rupert ha rinunciato al suo potere. Tra i tanti commenti presenti sui giornali, Jack Shafer su Politico scrive che “L’idea che Murdoch rinunci al potere prima di morire va contro tutto ciò che abbiamo imparato su di lui. L’idea che rinunci al potere anche dopo la morte è altrettanto assurda”.



Carlson in versione russa


Il principale canale televisivo di informazione russo, Rossiya 24, ha mandato in onda uno spot di un programma condotto da Tucker Carlson, noto presentatore americano conservatore, lasciando intendere, come riporta il Financial Times, che avrebbe potuto essere una presenza costante sulla tv russa. Il canale ha parlato di uno spettacolo del fine settimana con Carlson non specificando se si tratterà di contenuti originali del presentatore o di sole traduzioni dei suoi video pubblicati su Twitter, ora X, fatto che non sarebbe nuovo per le tv russe che già da tempo ripropongono i suoi talk show nei notiziari quotidiani. Carlson è noto internazionalmente per avere condotto su Fox news un talk show politico dal 2016 all’aprile 2023, mese in cui ha lasciato improvvisamente il canale probabilmente a seguito della causa intentata da Dominion. Tra le sue idee più discusse la simpatia verso Putin e il suo approccio a temi come immigrazione, criminalità ed etnie. Famosa, ad esempio, la sua affermazione per cui l’attuale guerra in Ucraina sia “una guerra di cambio di regime” condotta dagli Stati Uniti contro la Russia. Dopo il suo licenziamento da Fox, Carlson ha lanciato un suo programma su Twitter chiamato Tucker on Twitter, che in seguito è diventato Tucker on X dopo il cambio di nome del social, in cui continua a diffondere le sue idee in linea con la propaganda russa. Dopo lo spot di Rossiya 24, però, il presentatore americano ha negato pubblicamente di aver stretto accordi con la tv russa per la conduzione di un talk sul suo canale definendo questa ipotesi come “bullshit”. Certo è che alla Russia avrebbe fatto molto comodo rinforzare con le parole di un americano la sua propaganda antioccidentale.



Chi ama di più Trump?


Un nuovo sondaggio condotto dall’Università del New Hampshire ha analizzato i livelli di devozione verso Trump nei media conservatori. Spoiler: Fox News non è in cima alla lista. Come riportato dal Washington Post, lo studio ha evidenziato risultati sorprendenti. Nonostante tutti gli sforzi fatti da Fox per soddisfare Trump dopo le elezioni del 2020, il suo pubblico non è così devoto al tycoon come lo sono gli spettatori di Newsmax e gli ascoltatori di Joe Rogan. Le percentuali parlano chiaro: il 65% degli ascoltatori di Rogan e il 76% degli spettatori di Newsmax hanno dichiarato che voteranno per Trump alle prossime elezioni (anche se non dovesse essere scelto come candidato dei repubblicani), contro il 43% del pubblico di Fox News. Trump e DeSantis sono entrambi in vantaggio su Biden di circa 70 punti tra gli spettatori di Fox. Ma tra gli spettatori di Newsmax, Trump è in testa di 93 punti, mentre DeSantis ne ha 69. Tra gli ascoltatori di Rogan, Trump è in testa di 84 punti, mentre DeSantis di 61. E i risultati stupiscono ancora di più se si pensa che Rogan si era dissociato da Trump nel suo podcast. Tuttavia aveva esortato gli ascoltatori a votare per i repubblicani alle elezioni di midterm. L'amministratore delegato di Newsmax, Christopher Ruddy, ha affermato che il suo canale non è una “Trump TV” e non sta cercando di diventarlo, ma questi dati sembrano suggerire altro. Newsmax è molto lontana dall’audience di Fox, ma il sostegno all’ex inquilino della Casa Bianca potrebbe sensibilmente ridurre le distanze.



Cosa non si fa per aumentare le vendite


Oggi, tutto sembra essere politicamente rilevante negli Stati Uniti, persino gli acquisti di vestiti. Alcune compagnie stanno facendo leva sulla libertà di pensiero al fine di incrementare i volumi di vendita. Come riporta il New York Times, un esempio di questa tendenza è rappresentato da Jonathan Isaac, giocatore di basket degli Orlando Magic, noto per la sua decisione di non protestare durante l'inno nazionale in segno di opposizione alla brutalità della polizia nei confronti dei neri americani. Sulla scia di questa decisione, Isaac ha fondato un'azienda di abbigliamento chiamata Unitus, incentrata su valori come fede, famiglia e libertà. Questa tendenza rappresenta un cambiamento rispetto al passato, quando la maggior parte delle aziende cercava di evitare le controversie politiche per non allontanare potenziali clienti.  Alcune aziende hanno recentemente affrontato critiche dalla destra per le loro iniziative di marketing che sono state percepite come manifestazione di un'agenda liberal. In risposta a questa tendenza, sono emerse aziende come Unitus che mirano a promuovere iniziative “a favore” della vita, della famiglia o della libertà. Queste compagnie cercano di attrarre consumatori con valori conservatori o contrari all'agenda progressista delle aziende tradizionali. Mentre alcune di queste enfatizzano la loro posizione politica, altre cercano semplicemente di ampliare la loro base di clienti. Tuttavia, il futuro di queste realtà potrebbe essere incerto, poiché dipendono da un mercato di consumatori politicamente schierati e potrebbero essere influenzate da cambiamenti politici nell’opinione pubblica nel lungo termine. Si tratta di un momento storico che riflette il crescente ruolo della politica nell'ambito corporate che genera sfide che le aziende affrontano per cercare di bilanciare i propri valori con la varietà delle opinioni dei consumatori.



I limiti territoriali del giornalismo


Il giornalismo locale sta attraversando un periodo estremamente difficile. Il problema è noto ma, come riportato dal Washington Post, continuano a mancare i fondi. Dal 2005 è scomparso più di un quarto delle testate giornalistiche, dando vita al fenomeno dei “deserti di informazione” – almeno 200 contee e 70 milioni di abitanti non hanno fonti d’informazione locali. Non mancano, tuttavia, le buone notizie: recentemente 22 fondazioni – tra cui la Knight Foundation e la John D. e Catherine T. MacArthur Foundation – si sono unite nell’iniziativa “Press Forward” al fine di donare più di 500 milioni di dollari in 5 anni a sostegno dell’informazione locale. Si tratta di una iniziativa fondamentale anche alla luce di una ricerca condotta nel 2022 da Penny Abernathy – docente ed ex dirigente del New York Times e del Wall Street Journal – secondo cui ogni settimana più di due testate decidono di chiudere. Non è un caso che le aree con una scarsa copertura giornalisticaregistrano anche una minore affluenza alle urne, una bassa competizione politica e un impegno civico in calo, lasciando dunque spazio alla disinformazione. I 500 milioni di dollari sono sicuramente un buon inizio, ma dividere quel denaro tra 545 siti di notizie e 6.380 giornali lascerebbe una miseria per ciascuno di essi. Le cose però stanno cambiando, perché sia ​​la democrazia americana che il giornalismo americano hanno bisogno di aiuto. Un passo in questa direzione è in corso in Illionois, dove la Community Foundation for the Land of Lincoln – partner di Press Forward – ha istituito un fondo di dotazione permanente per le testate locali. “Sarà un modo diverso di guardare al giornalismo”, afferma John Stremsterfer, a capo della fondazione, sottolineando che molti donatori ancora non la considerano una “causa filantropica fondamentale in America”.

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